IL PASSAGGIO SEGRETO
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IL PASSAGGIO SEGRETO

DUNNOVALLE
 
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Anche le idee hanno un costo [Benno Arcimboldi]
Acerrima nemica della segretezza è la vanità [Andrea della Fonte]
A Nubea c'è sempre qualcuno che guarda... [Filippo Torre]
Tutto tende all'equilibrio, quindi a una notizia buona ne segue sempre una cattiva... e viceversa! [Alderigo Arganto]
Se un buffone si trasferisce in un palazzo, non diventa il re, è il palazzo che diventa un circo [Eloigio Maratti]
Ogni uomo ha quattro fondamentali bisogni: mangiare, bere, scopare e vendicarsi [Adriano della Fonte]
Ciò che non si ottiene dalla generosità degli uomini, spesso lo si ottiene dalla loro vanità [Arrigo Petronio]
I borghesi di Dunnovalle adorano cambiare governo a condizione che sia sempre lo stesso [Ildebrando Pennorudo]
Quale mondo giaccia al di là di questo mare non so, ma ogni mare ha un'altra riva e io vi arriverò [Attribuita ai navarchi delle prime navi]
La fortuna non può togliere ciò che non può dare [Vania Orti]
La frode e la forza sono le due virtù cardinali in politica [Obbio Tomassi]
Le elezioni sono troppo importanti per lasciarle nelle mani dei votanti [Polidoro Salvi]
I senatori intelligenti capiscono come funziona, mentre quelli stupidi non sono più senatori [Roderigo Gigli]
Studiare la magia permette di porsi al vertice della natura, come Dio ha comandato ai primi re [Ranulfo Voganios]
Il vano, la sola cosa che piace a Iuliano [Vania Orti]
Un gruppo di sassi smette di essere un insensato mucchio nel momento in cui un sant'uomo lo contempla, portando con sé l’immagine di un tempio dedicato all'unico, vero Dio [Giostonio Ecuperio]
La magia deve servire agli scopi più diversi: sottomettere i fenomeni naturali al volere dell'uomo, difendere il diritto dell'individuo nel cammino verso il recupero delle sue antiche virtù e la salvezza della sua anima [Garretho Meredixio]
Ma cosa è mai l'immortalità stessa della memoria? Null'altro che vanità [Giulio Emilio Vero]
Calidio giunse qui, quando il mondo era così giovane, che molte cose erano prive di nome e per citarle bisognava indicarle con il dito [Romano Orti]
Il sole dell'adolescenza è tramontato e quello della maturità è sorto troppo presto per questi ragazzi [Clodio Camilio Nelio, detto Klaus]
Il miglior modo di mantenere la propria parola è non darla [Eddardo Vulpidio]
Non si hanno notizie di un ricco scemo [Ligonio Dunovardi]
Il cuore pulsante di Calidia non è certo nel freddo marmo della Camera bassa, ma tra i tavoli della taverna Libera. [Iuliano de Melis]
Io credo solo alle leggi di Natura... e obbedisco solo a quelle promulgate dal Benno [Alderigo Arganto]
Un uomo saggio una volta ha detto che quella di Calidia è la Storia di grandi conversazioni in bei posti [Andrea della Fonte]
Spesso, al mutare dei governi, per il popolo cambia solo il nome del tiranno [Filippo Torre]
Gli uomini semplici sono spesso contaminati dal veleno della vanagloria, perché la vanagloria è il rifiuto della semplicità e l'ipocrisia della condotta [Liomarco Iovenno]
Che si illudano pure gli orgliosi uomini d'azione, ma altro non sono che meri esecutori inconsapevoli degli uomini di pensiero [Leandro Trico]
Klaus è andato dove termina la conoscenza e inizia la speculazione, ai confini della ragione [Flamio]
Chi rimane fermo è destinato a stupirsi delle leggi dell'alto cielo... [Norberto Limberti]
In tempi come questi anche una birra ha l'amaro sapore della tirannia [Brigo Isario]
Calidia non è soltanto un'entità geografica: non è circoscritta da fiumi, monti o mari. Calidia non è un fatto di razza, sangue o religione: è un ideale. Calidia è la più sublime personificazione della libertà e della bellezza mai realizzate dalle Divinità e dalla Natura [Caio Fauno Valerio]
Il problema delle congiure è chi sta dalla parte di chi, solamente quando la partita è finita [Iuliano de Melis]
In principatu commutando civium nil praeter domini nomen mutant pauperes [Anonimo]
A Nubea c'è sempre un occhio che guarda [Proverbio popolare]
Prendere due mari con una sposa [Proverbio nubeano]
In tempo di elezioni contano più i morti dei voti [Proverbio nubeano]
Far Vedova la Sposa [Proverbio nubeano]
Un nubeano a Calidia è un sospettato, oltre Calidia è un fuorilegge [Proverbio nubeano]
I Mari gli hanno dato il benvenuto [Proverbio nubeano]
C'è chi in Camera non perde mai [Proverbio nubeano]
Chi cerca quello che non deve, trova quello che non vuole (Proverbio di Acquerapide)
Calidia quanta fuit, ipsa ruina docet [Antica iscrizione]
Il ferro per uccidere il tiranno e il vino per festeggiarne il funerale [Ulisio di Castellarceo]
C'è chi guada e c'è chi guarda! [Proverbio di Dunnovalle]
C'è chi spira e chi cospira [Proverbio di Dunnovalle]
I re muoiono, gli Anziani invecchiano [Proverbio di Dunnovalle]
Quello ottiene più tregue che vittorie [Proverbio di Dunnovalle]
C'è qualcosa dietro al trono, che è più grande del Re stesso [Jacobio il vecchio]
Chi vince le elezioni, non sa cosa si perde [Proverbi borghesi]

 

 SINEDRIO: ATTO IV

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MessaggioTitolo: SINEDRIO: ATTO IV   SINEDRIO: ATTO IV EmptySab Apr 11, 2020 10:35 pm

MERCOLEDÌ 21 MARZO 1565
DISTRETTO URBANO DI NUBEA
CONTRADA DELL'AQUILA E DEL LUPO


Mancava un'ora al secondo rintocco giornaliero della campana che indicava il mezzodì.
Il distretto urbano era nel pieno delle attività: mercanti, artigiani, fabbri, conciatori, locandieri, marinai, politici, spie e sicari... tutti presi dai rispettivi impegni. La tensione che si respirava era quella di sempre, ma ogni giorno che passava avvicinava non solo Nubea, ma tutta Calidia al giorno delle prime elezioni della neonata Repubblica.
La giornata era soleggiata: la primavera era entrata con il clima che le era proprio e questo, dicevano i vecchi, i sacerdoti e i superstiziosi, era di buon auspicio.

Lucilio, giunto stamattina nel distretto urbano dopo una lunga assenza, si aggirava tra i vicoli e i canali delle Contrade per riassaporarne l'atmosfera. Questo era il luogo dove aveva trascorso il periodo successivo alla permanenza presso la "Casa della Sorte" e precedente al trasferimento a Molandinio in quel glorioso luglio dello scorso anno. Sarebbe rimasto al fianco di Flamio, ma il decano lo aveva esortato a fare altro. Così, il vecchio "Figlio della Sorte" aveva deciso di recarsi da Benno Arcimboldi, per scambiare due chiacchiere con lui ed essere informato su questioni che di solito lo interessavano poco. Ma questo era il cuore pulsante della politica, dove i pochi decidevano il destino dei molti.
Benno, ormai, godeva di una certa fama a Nubea e non era stato difficile rintracciarlo.
Lucilio arrivò finalmente di fronte alla sua abitazione.
Emozionato, esitò un istante e poi bussò.

Benno, come succedeva ormai dall'inizio della campagna elettorale, aveva avuto una mattinata pregna di impegni.
La giornata era iniziata alle otto, Abinio lo aveva aggiornato su i fatti della nottata. Da quando era iniziata la campagna elettorale non c'era stata notte che fosse passata senza qualche attentato, qualche rissa da osteria che degenerasse in sanguinosi disordini o uno scandalo sessuale che coinvolgesse qualche notabile di Nubea. Tutte informazioni utili in generale per avere sempre aggiornato il quadro della situazione, ma che di questi tempi assumevano un valore fondamentale.
Verso le nove aveva incontrato i suoi uomini di ritorno dall'ultima spedizione commerciale a Castelbrigaio. Dopo aver verificato la merce appena arrivata, lasciò disposizioni per far consegnare alcune partite di tessuti e pelli pregiate a dei facoltosi clienti della contrada dell'Aquila e del Lupo.
Verso le dieci e mezza aveva avuto una riunione informale con alcuni esponenti minori del partito Repubblicano per fare il punto sulla campagna elettorale nelle varie contrade. Ormai mancavano sempre meno giorni alle elezioni e le attività si facevano sempre più febbrili.

A mezzogiorno si trovava nel suo studio, intento a scrivere alcune lettere, quando Abinio lo informò che un ospite lo attendeva, in salone. Negli occhi e nell'atteggiamento di Abinio, Benno intravide una mal celata eccitazione, mista a euforia. Questo lo sorprese e gli fece capire che la persona che lo aspettava al piano di sotto non era il solito mercante o politico che spesso, in quei giorni concitati, chiedevano un colloquio con lui. Lo portò anche a non chiedere ad Abinio il nome del suo ospite, ma di stare al "gioco" di suo nipote che sembrava voler mantenere il mistero sull'identità del suo ospite fino all'ultimo...
Benno quindi scese al piano di sotto e raggiunse il salone dove era solito tenere le riunioni. Nella stanza era presente un grande tavolo rettangolare circondato da una decina di sedie, più in fondo nella stanza c'era il camino dove ardeva fin dal mattino il fuoco. Di fronte al camino erano disposte quattro poltrone a semicerchio che guardavano il fuoco, al centro del semicerchio c'era un tavolino rotondo sul quale erano stati sistemati delle focacce appena sfornate, delle piccole salsicce di selvaggina, un piatto di formaggi misti e un vassoio di frutta fresca già tagliata. Sempre sul tavolino c'erano una caraffa d'acqua fresca, una bottiglia di vino rosso di Calidia e alcuni bicchieri e calici.

Seduto sulla poltrona alla sinistra del camino sedeva quello che, dopo qualche secondo, Benno riconobbe come Lucilio Iuniore. Lo aveva visto una sola volta, al primo Sinedrio a cui aveva partecipato. Con lui aveva scambiato solo poche parole di presentazione in quella circostanza, ma gli aveva fatto un'ottima impressione. Quello che lo aveva colpito erano le sue movenze, non sapeva esattamente descrivere cosa in particolare, ma il modo in cui si muoveva Lucilio gli era rimasto impresso in mente. Non che in quella circostanza avesse dato prova di chissà quali doti acrobatiche o fisiche, ma Benno ricordava distintamente come avesse pensato che quell'uomo era elegante in ogni passo che faceva, anzi di più, in ogni suo singolo gesto.

Benno, superati i primi istanti di sorpresa, attraverso la stanza e mentre si avvicinava a Lucilio gli tese la mano sorridendo.
«Lucilio, è un piacere e un onore averti ospite a casa mia. Vedo che Abinio ha già provveduto a fare gli onori di casa» disse, facendo cenno alle cibarie sistemate sul tavolino. «Posso offriti un bicchiere di vino? Se non gradisci il rosso in cantina ho un ottimo bianco della Decabria...»


«Messer Benno, essere accolto come vostro ospite in momenti concitati come questi è un vero onore» disse con una certa riverenza «Apprezzerò di certo il vino che vorrete offrirmi. Sono un umile uomo dopotutto e non ho grandi pretese» aggiunse sforzandosi di richiamare alla memoria l'etichetta che aveva appreso quando era al servizio di Anneo.
Lucilio era molto teso. Aveva visto il Benno solo una volta, in un Sinedrio, e quella volta aveva avuto di lui un'ottima impressione: un uomo di grande spessore, dalla presenza forte ma non ingombrante, retto e capace. Tanto che non avrebbe affidato ad altri le sorti politiche di Nubea, soprattutto in un momento così delicato.

Mentre sorseggiavano il vino, Lucilio lo osservava e ascoltava con attenzione. Ogni suo discorso suscitava ulteriore interesse, che lo avrebbe spinto a porre molte domande sui più disparati argomenti. Tuttavia, non era questo il momento delle vane curiosità, poiché in ballo vi erano molte altre questioni di maggiore importanza.
«Messer Benno, dopo aver assaggiato questo vino nubeano, so che non potrei mai contraccambiare con uno dei miei. A Molandinio siamo più bravi nella mietitura che non nella vendemmia» disse con un certo imbarazzo «I vostri gusti sono assai raffinati, mi congratulo»
Affermò guardandolo con una certa soggezione.
«Avremo modo un giorno, che spero non sia troppo lontano, di abbandonarci a discorsi simili. Ora, se a voi compiace, vorrei che mi aggiornaste sugli accadimenti di Nubea e sui nostri comuni amici»
Bevve cercando di scrollarsi di dosso la tensione.
«Ho partecipato e sono stato testimone diretto degli eventi fino alla liberazione di Castellarceo. Da quel momento in poi, ho ricevuto notizie e visite da parte di Andrea. ma la mia attenzione si è concentrata su Molandinio e sulla missione che il Sinedrio mi ha affidata»


Ultima modifica di Andrea della Fonte il Dom Apr 12, 2020 2:06 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: SINEDRIO: ATTO IV   SINEDRIO: ATTO IV EmptyDom Apr 12, 2020 12:18 pm

MERCOLEDÌ 21 MARZO 1565
DISTRETTO URBANO DI NUBEA
CONTRADA DELL'AQUILA E DEL LUPO


Benno si accomodò sulla poltrona di fronte a Lucilio e mentre ascoltava le sue parole iniziò a caricare la pipa.
«Mio caro Lucilio, a Nubea sotto certi punti di vista sono successe cose che fino a pochi mesi fa sarebbero sembrate impossibili ai più» fece una pausa, accese la pipa e aspirò due profonde boccate per accertarsi che il tabacco avesse preso bene.
«La verità però…» proseguì avvolto parzialmente da una nuvola grigia di fumo «… è che tutto quello che è stato fatto finora non è che l'inizio di un lungo percorso per Calidia. Un percorso quanto mai incerto, che è stato messo in pericolo più volte in questi mesi e che ancora adesso, forse proprio adesso più che mai, procede su una corda tesa su un precipizio.
Ci sono stati alcuni momenti che sono stati dei veri e propri crocevia, dove l'ago della bilancia fra il proseguimento delle nostre aspirazioni e il fallimento totale era in precario equilibrio
»
Benno fece un'altra pausa, diede una boccata alla sua pipa, poi si sporse leggermente verso Lucilio e continuò.
«Me ne vengono in mente almeno una decina di momenti in cui la differenza è stata fatta da un esercito, altri in cui i protagonisti sono stati un pugno di uomini e altri ancora dove la differenza l'ha fatta un singolo uomo»
Benno guardò dritto negli occhi Lucilio
«Innanzi tutto lascia che ti ringrazi di cuore per le derrate di grano che hai inviato proprio all'inizio di questo percorso. Ovvero nel periodo di maggior ristrettezza causato dalla rivolta e dalle battaglie, quando molti esuli dalle regioni di Castellarceo, Vecchiafonte, Settarchi e Acquerapide si rifugiavano nel distretto urbano di Nubea. Il Navarro aveva bloccato ogni canale di approvvigionamento, provando a ridurre Nubea alla fame e costringerla alla resa per sfinimento. Proprio in quel momento arrivarono i tuoi carichi di grano, che permisero alla città e agli esuli che essa ospitava, di poter sopravvivere e resistere.»
Mentre pronunciava quest'ultima frase il Benno si alzò, prese la bottiglia e verso del vino nel bicchiere di Lucilio. Poi, dopo aver riempito anche il suo bicchiere, si rivolse nuovamente al suo ospite, alzò il calice e disse
«È per questo che io ti ringrazio e brindo a te, Lucilio Iuniore. Per aver aiutato, in uno dei primi e fondamentali crocevia di questa storia, a continuare a coltivare le speranze e la lotta per la libertà di Calidia.»

Dopo aver brindato e aver reso il giusto omaggio a Lucilio, il Benno continuò.
«Dal punto di vista militare sicuramente un punto di svolta fu la battaglia di Pian di Civitaforo dove Caio Fauno Valerio, grazie all'aiuto di Alderigo e Iuliano, riuscì a sconfiggere l'esercito confederato, costringendo il Navarro a una precipitosa ritirata»
Benno nel frattempo si era rimesso seduto e aveva riacceso la pipa.
«Caio, su consiglio del Sinedrio, inseguì il Navarro, nel duplice intento di chiudere i conti con il generale nemico e nel frattempo occupare una posizione strategicamente fondamentale sotto molteplici punti di vista per Calidia, la Decabria.
Occupare Colbrigaio dal punto di vista militare ci permette di difendere tutto il sud con un contingente di uomini relativamente esiguo. Mentre dal punto di vista economico e politico, la liberazione di parte di quella parte della Decabria dal giogo di Dunnovalle, rappresenta una scommessa che potrebbe diventare un'opportunità per Calidia. Ma su questo fronte siamo veramente all'inizio del lavoro...
»

Dopo una pausa di qualche istante, durante la quale sembrò ancora ragionare su quest'ultima frase, Benno torno a concentrarsi su Lucilio e continuò galvanizzato.
«Qui a Nubea sono state fatte grandi cose dal punto di vista istituzionale e politico. Innanzi tutto Calidia si è finalmente dichiarata indipendente dalla Confederazione e si è costituita come una libera Repubblica.
È stato reintrodotto il Virgilio come moneta corrente e finalmente è stato possibile reintrodurre anche il Carnevale di Nubea, una manifestazione a cui personalmente non avevo mai partecipato. E credimi Lucilio quando ti dico che per me è stata un'esperienza che, nel bene e nel male, ricorderò per tutta la vita.
» disse Benno lasciandosi andare a un ghigno a metà strada fra un sorriso e un sospiro.
«Stiamo cercando di portare avanti l'iniziativa di riaprire le Accademie, partendo dal modello che aveva ideato Re Virgilio.
Ho un progetto, ancora tutto sulla carta, di creare delle Case della Repubblica, sul modello della Casa della Sorte, da aprire in ogni contrada di Nubea. Per poi procedere in ogni distretto di ogni regione di Calidia.
In questi giorni si è iniziato a lavorare a varie bozze della Costituzione che saranno discusse, dai parlamentari che saranno eletti alle prossime elezioni, nelle neonate Camere delle Aquile e dei Lupi, in una sorta di costituente.
»

Benno fece una lunga pausa, bevve un sorso di vino e si appoggiò allo schienale della poltrona. Poi spostò la sua attenzione verso il fuoco, anche se il suo sguardo sembrava andare ben oltre i ceppi che ardevano e scoppiettavano nel camino. Sempre con lo sguardo rivolto verso il fuoco, tornò a parlare, ma questa volta il suo tono non era più quello entusiasta e coinvolto di qualche istante prima. Bensì, sembrava il tono di una persona appena tornata a casa dopo una lunga giornata di lavoro nei campi.
«Vedi Lucilio, tutto quello che è stato fatto finora e tutti i nostri progetti futuri potrebbero essere in parte o totalmente vanificati nelle prossime settimane. I risultati delle prossime elezioni. La situazione economica e finanziaria di Calidia. L'incerto e precario equilibrio in Decabria, per non parlare del conto ancora aperto con Dunnovalle.
Sono tutte cose che potrebbero andare storte e trascinare a fondo Calidia
» bevve un altro sorso «E ce ne sono molte altre Lucilio... Devo essere sincero, ci sono dei momenti in cui mi sento sopraffatto da tutto questo...»
Dopo alcuni istanti di silenzio Benno tornò a guardare Lucilio, si sporse nuovamente verso di lui e tornando a parlare con un tono di voce progressivamente sempre più convinto disse «In quei momenti, mio caro Lucilio, mi ricordo di non essere solo di fronte a tutti questi ostacoli. Mi ricordo del Sinedrio e delle persone che ne fanno parte» il tono del Benno era tornato ad essere coinvolto e coinvolgente «Mi ricordo che senza l'intervento e l'impegno di queste persone tutto quello che è stato realizzato fino ad ora non sarebbe stato possibile. Mi rendo conto che finché ci sarà qualche membro del Sinedrio a lottare e a combattere per Calidia, ci sarà una possibilità di riuscire nei nostri propositi.»
Benno fece una pausa, guardò negli occhi Lucilio e alzando il calice concluse galvanizzato «Al Sinedrio!» e poi sorridendo aggiunse «A Calidia!»


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MessaggioTitolo: Re: SINEDRIO: ATTO IV   SINEDRIO: ATTO IV EmptyLun Apr 13, 2020 12:59 pm

MERCOLEDÌ 21 MARZO 1565
DISTRETTO URBANO DI NUBEA
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Dopo aver ascoltato attentamente le parole di Benno, Lucilio si sentì in dovere di rispondere al suo inatteso elogio.
«Io, caro Benno, ho fatto solo ciò che mi è stato insegnato e che amo fare sin da quando sono bambino: correre in aiuto di chi ne ha bisogno, facendo quel che meglio mi riesce, vale a dire coltivare e cucinare.» Appoggiò la bocca sul calice per inumidire le labbra.
«So cosa vuol dire trovarsi in estrema difficoltà e penso di aver assaporato situazioni in cui persone e comunità siano state private della libertà. Anche per questo io e la mia gente non potevamo stare con le mani in mano.»
Visibilmente commosso posò il calice, passò una mano sugli occhi e aggiunse «Non so come ringraziarti per le splendide parole che hai speso per me, ma è alla mia gente che andrebbe reso omaggio. Uomini e donne di ogni età hanno combattuto e lavorato incessantemente per un diritto che dovrebbe appartenere a tutti dalla nascita: la libertà»
Prima di proseguire, Lucilio esitò, timoroso che il vulcanico flusso delle sue emozioni lo avesse indotto a parlare troppo e con poco rispetto dell’interlocutore e degli argomenti. La cucina e il duello erano i suoi ambiti, non i salotti. Per questo sentì l’esigenza di scusarsi. «Perdonami, non sono un abile oratore. Di rado sento di potermi esprimere liberamente… e con te è successo.» Alzò timidamente lo sguardo verso Benno «Mia moglie dice che io non parlo, ma esplodo» aggiunse accennando un sorriso. Trasse un profondo respiro e imitando il suo interlocutore estrasse del tabacco e una pipa, di qualità modesta, ma alla quale era molto affezionato. La caricò e la accese, diffondendo una coltre di fumo davanti a sé; aspirò un paio di corpose boccate per far scendere un po’ la tensione. Poi proseguì.
«Posso mettere al servizio di Colbrigaio una parte delle derrate o le mie spade. Dimmi tu.»
Per la fretta parlò con parte del fumo ancora in gola e tossì.
«Scusami» ripeté schiarendosi la voce e sorseggiando altro vino per contrastare l’aridità del suo palato.
«Ricordo il Carnevale» disse cambiando nuovamente argomento. «Ero al servizio del mio Signore, Anneo Quintilio.» Accese un fiammifero e lo passò nuovamente sul braciere della pipa, facendo piccoli e ripetuti tiri. «Sono contento che le usanze del “Lustro d’oro” tornino in voga.»
Spesso con sua moglie rievocava i tempi che furono, ma certe conversazioni alla fine assumevano una piega troppo malinconica. I racconti di Benno, invece, con la sua autorevolezza, la sua lungimiranza e la sua competenza restituivano alla percezione dell’attualità un senso di speranza, realtà ed entusiasmo. Lentamente Lucilio si sciolse ed entrò più in confidenza con l’ambiente. Per questo si avvicinò con la sedia al camino e guardò il fuoco, lasciandosi ipnotizzare dal suono e dalle immagini delle fiamme.
«Mi sento fiducioso come non accadeva da tempo» esclamò dopo qualche istante di silenzio. Benno aveva una grande pazienza pensava Lucilio e conversare con lui era assai piacevole, per questo sentì il bisogno di condividere con lui una riflessione personale «Ciò che sono diventato lo devo a tutti i membri del Sinedrio!» bevve svuotando il calice «E a mia moglie!». La voce si fece tremante per l’emozione, che nuovamente prese il sopravvento, portando il discorso su altro. «Negli ultimi mesi ho avuto modo di effettuare diversi esperimenti. Anche se non sono certo di saper replicare il procedimento, l’ultimo raccolto è stato abbondante e di grande qualità» Guardò Benno e con soddisfazione aggiunse «Ma il risultato più sorprendente è stato il tempo di conservazione del pane.» Le sue parole si susseguivano rapidamente «Sento di essere in debito con Calidia e tutti voi» disse riferendosi probabilmente ai membri del Sinedrio «Ed è per questo che avete il mio incondizionato appoggio» Aspirò intensamente «E il mio aiuto!» Guardò Benno e intravide sul suo volto un’espressione in parte divertita, in parte disorientata. Rassegnato alla propria incapacità di gestire la propria emotività, Lucilio sospirò e tacque, chiudendo gli occhi e abbassando il capo. «Insomma, hai la mia gratitudine e tutto l’aiuto che posso darti» dichiarò risollevando la testa e il calice. «Al Sinedrio… a Calidia!»
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MessaggioTitolo: Re: SINEDRIO: ATTO IV   SINEDRIO: ATTO IV EmptyLun Apr 13, 2020 1:00 pm

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Da un'ora abbondante i due conversavano affrontando diversi argomenti: dagli affari alla politica, dalle vicende personali alle questioni che si sarebbero potute e dovute discutere nell'imminente Sinedrio. Mentre sorseggiavano del vino, scambiandosi aneddoti su Iuliano e le sue bizzarrie, qualcuno bussò alla porta...

Da quando Benno aveva subito un attentato ai suoi danni, Norberto aveva insistito per aumentare la scorta a lui assegnata.
Oltre ai due uomini che lo seguivano ovunque andasse, e che quando era in casa presidiavano l'entrata principale e quella secondaria, ora ce ne erano altri due che sorvegliavano a distanza la sua casa pronti a intervenire in caso di bisogno.
Benno non amava questa situazione, né l'idea di perdere parte della sua sfera intima, ma comprendeva che le circostanze attuali non permettevano altrimenti.
Quando qualcuno si presentava alla sua porta era Abinio, accompagnato da un uomo della scorta, che era deputato a verificarne l'identità. L'uomo della scorta permetteva all'ospite di entrare soltanto dopo che suo nipote aveva dato il suo assenso.
Benno si era rassegnato a questo rituale e ora era in attesa di sapere da Abinio chi fosse colui che aveva bussato alla sua porta.

Se Abinio si era attenenuto alla procedura che era stata elaborata, c'erano lui e due uomini della scorta ad accompagnare l'inatteso ospite.
Lucilio, non essendo al corrente di alcuni sviluppi, stentava a comprendere le ragioni di questa lunga attesa.
Benno si alzò e con cautela si sporse dalla finestra che affacciava sul canale. Vide diverse figure interloquire tra loro davanti la porta. Poi vide Abinio far cenno a due uomini di entrare.

La porta si aprì e agli occhi di Benno e Lucilio apparvero Abinio e dietro di lui la figura di Flamio, che incedeva lentamente appoggiato al braccio di Alderigo. I due entrarono nella sala, mentre Abinio con un cenno del capo salutò e uscì. Un camino acceso restituiva un piacevole tepore. Una coltre di fumo dalle pipe accese di Benno e Lucilio, rendeva leggermente opaca la visuale. Gli astanti erano intenti a sorseggiare del vino comodamente seduti su due poltrone disposte a semicerchio. Al centro un basso tavolo sul quale erano poggiati vino e calici.

Flamio sorrise a Lucilio e poi si diresse verso Benno. Gli porse la mano e la strinse.
«Benno, amico mio» gli disse «Da molto, troppo tempo non ti incontro.»
Si guardò intorno, ammirando compiaciuto i finimenti e il mobilio dell'abitazione.
Poi, guardando Alderigo, chiese «C'è posto per due vecchi amici al vostro desco?»

«Sembra che questa giornata non smetta di serbarmi delle gradite sorprese. Amici miei siete i benvenuti a casa mia» disse Benno mentre stringeva calorosamente la mano a Flamio e ad Alderigo «Spero che il viaggio sia stato piacevole e privo di contrattempi.»
Poi indicando le poltrone vicino al camino proseguì «Ma, vi prego, mettetevi comodi. Fra poco sarà pronto il pranzo, sarebbe un onore e un piacere se tutti e tre voleste unirvi a me e Abinio alla nostra tavola.»


Flamio assunse un'espressione enigmatica dopo le parole di Benno «Contrattempi?» chiese scambiando una rapida occhiata con Alderigo. Poi, accogliendo l'invito del padrone di casa, prese posto tra lui e Lucilio.
«Il nostro Alderigo potrebbe averne evitato uno.»
Guardò i presenti e annuì
«Pranzo hai detto?»
Chiese sorridendo
«Ma è proprio per questo che siamo qui!»
Concluse ponendo una mano sulla spalla di Lucilio

Alle parole di Flamio, Alderigo abbozzò un sorriso rivolto a lui e ai presenti, poi aggiunse «Amici miei, se voleste delucidazioni in merito a contrattempi vari, sarei ben lieto di discuterne amabilmente di fronte a una tavola imbandita»
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MessaggioTitolo: Re: SINEDRIO: ATTO IV   SINEDRIO: ATTO IV EmptyMer Apr 15, 2020 9:32 am

MERCOLEDÌ 21 MARZO 1565
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Clelia era una donna sulla cinquantina, dai lineamenti induriti dalla vita, ma con due occhi dolci ed espressivi. Si vedeva che da giovane era stata una bellissima ragazza, ma le sue braccia forti e i suoi fianchi larghi erano lì a testimoniare che la vita non le aveva lesinato ne la fatica ne il duro lavoro. Al Benno era subito piaciuta. Forse era stato il suo modo di fare, materno e bonariamente severo. O forse per il suo sguardo, con il quale riusciva a comunicare e "arrivare" alle persone senza dover usare troppi giri di parole. Qualsiasi fu il motivo, Benno non si pentì mai di averla assunta. Anche se spesso, ripensando a quel colloquio, aveva come l'impressione che in realtà fosse stata Clelia a scegliere lui, Abinio e Fabio Massimo...

Dopo esser arrivato a Nubea e aver preso casa, Benno si era messo alla ricerca di una persona che si occupasse delle faccende domestiche e sopratutto della cucina. In casa erano solo lui, Abinio e Fabio Massimo. L'abitazione era abbastanza grande, ma di certo non si poteva paragonare ai palazzi signorili delle grandi famiglie aristocratiche Nubeane. Al pian terreno, oltre alla grande cucina e alla dispensa, c'erano il salone, dove si tenevano le riunioni e i pranzi con più ospiti, e due camere da letto. Una per gli ospiti, che si trovava vicino all'ingresso principale e attualmente era occupata da i due uomini della scorta, e una più grande situata fra il salone e la cucina dove alloggiava la stessa Clelia con sua figlia Claudia.
Al piano superiore c'erano le camere di Benno, Abinio e Fabio Massimo, più un altra grande stanza per gli ospiti che poteva accogliere comodamente quattro persone, ma che all'occorrenza poteva arrivare a ospitarne anche sei. Sempre al primo piano c'era lo studio di Benno, con una piccola biblioteca con tutti i suoi libri e pergamene.

Benno si era rivolto a Ginevra per la ricerca di un aiuto a casa e lei le aveva mandato alcune donne fidate della contrada che, a suo giudizio, potevano fare al suo caso. Erano tutte donne con una storia alle spalle, spesso poco felice.
Clelia era una di queste, era rimasta vedova relativamente giovane e aveva dovuto provvedere a portare avanti da sola la famiglia, composta da due figli maschi e due femmine. Il marito faceva il maniscalco ed era morto una decina di anni prima durante un'epidemia di febbre nera. Clelia era stata costretta a trovarsi un lavoro e andare al servizio di una facoltosa famiglia della contrada dell'Aquila, esperienza che era stata tutt'altro che felice e di cui non amava affatto parlare. Si limitava a dire che quel lavoro, nonostante tutto, le aveva permesso di tirare su i figli.
Il Benno, tramite Ginevra, aveva saputo che il Signore presso cui lavorava Clelia era tale solo per il cognome che i suoi avi gli avevano tramandato e che in realtà, nella vita come negli affari, il titolo che più si meritava era senz'altro quello di carogna. Per Clelia furono anni di fatiche, umiliazioni e violenze.
Poi, grazie all'aiuto e all'intervento di Ginevra, Clelia era riuscita a sottrarsi al giogo del suo signore e per alcuni anni lavorò da "Libera" come cuoca.
Nel frattempo i figli di Clelia erano cresciuti e i tre maggiori, i due maschi e una delle femmine, avevano messo su famiglia e si erano trasferiti in campagna. Solo la più piccola era rimasta con la madre, una ragazzina di 13 anni sveglia e intelligente, alta e magra come un chiodo, di nome Claudia.
Il Benno aveva assunto Clelia e gli aveva offerto di vivere, lei e sua figlia Claudia, nella grande camera adiacente alla cucina. La camera in questione originariamente era un salone pensato per dare feste di rappresentanza, ma il Benno aveva deciso di arredarlo come una sorta di piccolo monolocale, abbastanza grande da poter ospitare comodamente due o tre persone.

Abinio e Fabio Massimo si affezionarono subito a Clelia e a i suoi modi materni e facevano quasi a gara per strapparle un complimento o un sorriso. I ragazzi, cresciuti nella Casa della Sorte, ci misero poco ad adottare Claudia come una sorella minore e spendevano parte del loro poco tempo libero a insegnarle a leggere e a scrivere.
Nel giro di poche settimane, grazie a Clelia e Claudia, in casa si era venuta a creare una sorta di famiglia sui generis. Nonostante i tempi turbolenti, i molteplici impegni e i mille pensieri, per Benno, Abinio e Fabio Massimo era sempre un piacere tornare a casa. Dove li attendeva un lauto pasto, ma sopratutto due persone e un'atmosfera che li facevano sentire a "casa". Concetto con il quale nessuno dei tre, per motivi e circostanze diverse, aveva avuto modo di familiarizzare troppo nel corso della loro vita e che esercitava su di loro un indiscutibile fascino.

Il Benno presentò Clelia e Claudia ai suoi ospiti. In particolare, presentò Clelia con il titolo di "vera padrona di casa", lei arrossì istantaneamente e lo fulminò con uno sguardo che gli fece capire che gli avrebbe fatto pagare cara quella sua simpatica uscita... Abinio e Claudia scoppiarono a ridere, risata che in breve coinvolse tutti gli astanti, compresa Clelia.

«Se il Signor Benno mi avesse avvisata per tempo che sarebbero venuti degli ospiti, avrei provveduto a preparare qualcosa di più consono all'occasione...» disse Clelia rivolgendosi a Flamio, Alderigo e Lucilio, quasi a volersi scusare anticipatamente.
Nel giro di una mezz'ora erano tutti a tavola a gustare i piatti preparati da Clelia: un purè di lenticchie alle erbe aromatiche, un arrosto di maiale al miele di acacia e zenzero e per finire un dolce alle mandorle tipico del nord della Calidia. Il tutto accompagnato da dell'ottimo vino rosso nubeano.
Un pasto semplice ma che, da quello che aveva potuto vedere il Benno, sembrava aver lasciato soddisfatti tutti gli astanti.
Clelia passò anche la ricetta del purè di lenticchie a Lucilio che era stato particolarmente generoso di complimenti.
«Per quattro persone bisogna cuocere mezzo chilo di lenticchie in abbondante acqua a fuoco lento, insieme a tre cucchiai d'olio d'oliva, ad alcuni stigmi di zafferano e alle erbe aromatiche (prezzemolo, salvia, rosmarino, timo, basilico). Una volta cotto, bisogna scolare l’acqua in eccesso e pestare il tutto con il pestello. A parte occorre sbattere quattro uova e unire sei cucchiai di formaggio stagionato grattugiato. Scaldare le lenticchie e togliere dal fuoco. Aggiungere quindi le uova ed il formaggio ed amalgamare il tutto: si otterrà così un purè corposo e vellutato.»

Terminato il pranzo, Benno, Flamio, Alderigo e Lucilio restarono da soli, seduti sulle quattro poltrone disposte a semicerchio davanti al camino acceso. Il Benno servì loro un liquore fatto con delle erbe di montagna tipico delle zone più settentrionali della Decabria. Poi si accinse a caricare la pipa con il suo tabacco preferito, una varietà del sud di Ripalta che aveva un aroma leggermente amarognolo e dal retrogusto persistente.
Una varietà che aveva scoperto con lo zio in uno dei loro viaggi di lavoro e che si faceva spedire regolarmente da un suo vecchio amico commerciante.
Finito di caricare la pipa, offrì il tabacco ai suoi ospiti, lasciando il contenitore in alluminio dove lo conservava a disposizione sul tavolino basso che si trovava di fronte alle poltrone. Diede un paio di profonde boccate e mentre era ancora avvolto dal fumo grigio chiaro disse
«Spero che il pranzo sia stato di vostro gradimento...»


«Lucilio» esclamò Flamio guardandolo negli occhi
«Se Clelia fosse abile con la spada meno della metà di quanto lo è in cucina...»
Sorrise preannunciando una battuta
«... allora il Sinedrio potrebbe fare a meno di te»
Dopo essersi accertato che Lucilio avesse preso bene la battuta, Flamio gli restituì uno sguardo carico di tenerezza. Poi si rivolse a Benno. Con un cenno del capo indicò il contenitore e allungò la mano
«Posso approfittare della tua gentilezza e prendere un po' del tuo tabacco?»
All'assenso del padrone di casa, Flamio ne prese qualche ciuffo e caricò la sua pipa. Si sistemò comodamente sulla poltrona e aspirò con gusto diverse boccate, esprimendo piena soddisfazione per la qualità.
«Benno» riprese a parlare dopo qualche istante di silenzio.
«Al nostro arrivo hai espresso l'augurio che il nostro viaggio non avesse subìto alcun contrattempo».
Guardò i presenti uno a uno, poi i suoi occhi si posarono a lungo su Benno
«E la tua permanenza qui ne ha subìti?»
Chiese facendo chiaro riferimento all'ausilio di una scorta.

«In effetti, caro Flamio, un piccolo contrattempo c'è stato. Vedete, per anni ho ascoltato con invidia i racconti di chi aveva avuto la fortuna di partecipare al famoso Carnevale di Nubea. Uno dei miei desideri, fin da quando ero poco più che un ragazzino, è sempre stato quello di parteciparvi di persona. Quest'anno, finalmente sono riuscito a esaudire questo mio desiderio, e devo dire che i racconti che avevo sentito, non si avvicinavano nemmeno lontanamente alla bellezza e alla follia del Carnevale vero e proprio.
Sapevo anche che nell'ultimo giorno, quello di chiusura, si sarebbe raggiunto il climax di tutti i festeggiamenti e così effettivamente è stato, uno spettacolo indescrivibile. Ma devo ammettere che non avrei mai immaginato che la coda del Carnevale sarebbe stata ancora più movimentata...
» disse, sorridendo e aspirando una generosa boccata dalla sua pipa.
«Quando al termine dei festeggiamenti mi accingevo a tornare a casa, sono caduto vittima di un attentato ordito per porre prematuramente fine alla mia vita.» fece una pausa «Solo grazie al provvidenziale intervento di Iuliano e, sopratutto, di Fabio Massimo sono riuscito a uscirne indenne»
Guardò uno per uno i suoi ospiti e poi continuò «Questo spiega la presenza di una scorta così numerosa nella mia casa e di tutte le misure di sicurezza prese in questi giorni, il buon Norberto ha insistito molto a tal proposito»

«Fabio Massimo da par suo, dopo essere guarito da alcune ferite subite durante l'attacco, si è unito a Iuliano nel tentativo di scoprire chi fosse il mandante di questo attentato. Per ora queste indagini hanno portato alla scoperta di una sorta di guerra di potere intrapresa da Aulo Lisio ai danni di Caio Fauno Valerio, riguardante il controllo della futura Camera dell'Aquila. In realtà non so dirvi molto di più perchè ancora non sono riuscito a parlare direttamente con Iuliano. Quelle che vi riporto sono informazioni di seconda mano che mi ha riferito Norberto Liberti che è riuscito a parlare con Iuliano nei giorni scorsi. Da quello che sono riuscito a capire, Iuliano ha scoperto che il Lisio ha ordinato l'assassinio di alcuni uomini, forse dei corrieri, del Caio. Ma vi ripeto, sono notizie di seconda mano e vi prego di prenderle come tali fino a quando non avremo la possibilità di farcele confermare di persona da Iuliano.»

Benno si alzò, si avvicinò al camino, prese l'attizzatoio e ravvivò il fuoco spostando alcuni ceppi che rischiavano di spegnersi. Poi si girò verso i suoi ospiti e aggiunse «Sempre stando alle parole di Norberto, Iuliano aveva avuto l'idea di usare queste informazioni per contrattare con il Caio la liberazione di Ettore, che attualmente è prigioniero a Col Brigaio con l'accusa di diserzione. Accusa mossagli dallo stesso Caio, in seguito all'effettiva assenza non giustificata di Ettore dall'accampamento dell'esercito di Calidia durante i giorni del Carnevale, assenza che attualmente non ha una motivazione ufficiale. D'altronde la vera ragione di quest'assenza è semplice, Ettore ha risposto all'appello che Andrea ha rivolto a tutti i membri del Sinedrio abbastanza vicini per convergere a Puntacorvo, per cercare di evitare che il Gigli mettesse le mani su quel fondamentale crocevia per il contrabbando con il nord.
Un atto di lealtà verso il Sinedrio, fatto per il bene di Calidia. Forse mosso anche dal desiderio di vendetta nei confronti del Gigli... In tutti i casi però, allo stato attuale è un atto che è difficilmente giustificabile davanti a una corte marziale che, vi ricordo, potrebbe anche condannare a morte Ettore.
»
Benno tornò a sedere alla sua poltrona e si prese qualche secondo per riaccendere la pipa prima di concludere
«Questo è tutto ciò che so. Quello che potrei aggiungere in più sono soltanto delle elucubrazioni basate su informazioni parziali e ancora da accertare. La prudenza mi impone di risparmiarvi le mie teorie, che potrebbero benissimo essere basate sul nulla, in attesa di maggiori riscontri da parte di Iuliano, Andrea e Fabio Massimo...»


Flamio ascoltò con attenzione, mutando di volta in volta espressione a seconda delle parole di Benno. Ogni tanto dovette frenare con impercettibili gesti l'impeto di Lucilio, che in preda alle emozioni sarebbe ripetutamente intervenuto per esternare il proprio pensiero. Espresse preoccupazione e solidarietà per Ettore, auspicando per lui e il Sinedrio la più rapida e positiva soluzione. Infine, a proposito del tentato omicidio, fortunatamente e valorosamente sventato, si rammaricò e disse «Calidia e la nostra causa non trarranno alcun beneficio dai personalismi». Il suo sguardo si adagiò su tutti i presenti. «Trovo encomiabile e coraggioso il tentativo di indagare, ma in questo momento la nostra posizione e la nostra influenza non sono ancora così consolidate». Bevve un sorso e aspirò dalla pipa prima di continuare. «Non so quanti di voi siano al corrente della ragione che ha indotto Iuliano a convocarci» fece una pausa e poi proseguì «... ma io ne conosco almeno un paio...»

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MessaggioTitolo: Re: SINEDRIO: ATTO IV   SINEDRIO: ATTO IV EmptyGio Apr 16, 2020 9:44 am

MERCOLEDÌ 21 MARZO 1565
DISTRETTO URBANO DI NUBEA
CONTRADA DELL'AQUILA E DEL LUPO


Alderigo non era solito bere vino prima di sera. Così, pur apprezzando la generosa offerta di Clelia e per esser di compagnia preparò rapidamente una mistura di sua invenzione. Ascoltò i racconti di Benno con vivo interesse e sincera preoccupazione; poi dopo l'intervento di Flamio prese la parola

«Benno, amico mio! Amici miei tutti, carissimi! Ben altri sono i motivi mi hanno spinto ad essere qui oggi con voi...Prima di tutto volevo farti i miei complimenti per l'ottima accoglienza. La tua "dimora" è a dir poco confortevole, così come lo è stato l'ottimo cibo, preparato divininamente da donna Clelia! Ammetto di essere stato turbato dalla stretta sorveglianza all'entrata, ma a ben ragione dopo le tue spiegazioni, come sempre precise e puntuali.»

Continuò sorseggiando!

«È passato qualche giorno dalla ricezione di due missive che mi hanno subito messo in agitazione, pur non conoscendo i dettagli appunto di questo imminente sinedrio. Iuliano, come sempre è criptico nelle sue comunicazioni e il suo invito era ovviamente riferito a questo imminente Sinedrio.
L'altra missiva, per me più urgente, era riferita alle gravi condizioni in cui versava Betta Laerte. Con cognizione di sorta vi dico subito che le sue condizioni sono stabili, benchè tutti, anche Flamio, avevano ormai perso le speranze riguardo a una sua possibile guarigione! Ma non possiamo ancora cantare vittoria; ogni giorno andrò da lei a verificare il suo stato; se il mio stratagemma avrà avuto successo, potrò passare alla seconda fase del mio piano, per ripristinare completamente le sue funzioni vitali.
»

Alderigo si girò verso Flamio, in cerca di un suo sguardo di approvazione, che subito arrivò...

«Tutto quello che è successo dopo il carnevale di Nubea mi turba assai! Ovviamente il mio appoggio alla causa rimarrà incondizionato e, finchè avrò vita, cercherò di contrastare come posso tutti quelli che ci remeranno contro... Mi dispiace molto anche per Ettore! Appena potrò, oltre a sua sorella, farò qualcosa anche per lui e, spero, con l'aiuto di tutti voi!»


Flamio con sguardo e tono fermi aggiunse «Quel che dice Alderigo corrisponde al vero» guardò i presenti e concluse «Betta Laerte, sorella del nostro amico Ettore e capo della Contrada della Colomba, è in fin di vita ed è salva solo grazie ad Alderigo»

Benno ascoltò le parole di Flamio e Alderigo, volgendo il suo sguardo attento ora su l'uno ora su l'altro, a seconda di chi parlava.
La sua espressione si fece gradualmente più rabbuiata quando sentí gli ultimi aggiornamenti riguardanti la sorte di Betta Laerte. Quando finirono di parlare, rimase alcuni secondi in silenzio, osservando distrattamente il contenitore di alluminio contenente il tabacco che si trovava sul tavolino di fronte a loro.
Si sporse in avanti e si accinse a caricare nuovamente la pipa, una volta finito, disse
«Sono sollevato nel sapere che Betta Laerte è ancora viva. Il tuo intervento, ancora una volta, è stato provvidenziale per salvare una vita.» disse volgendo lo sguardo verso Alderigo e abbassando leggermente la testa, in una sorta di piccolo inchino di ringraziamento
«Da quello che ho capito le sue condizioni sono ancora critiche, ma confido che, grazie alle tue conoscenze, Betta possa riprendersi al più presto»
Benno fece una pausa mentre accendeva la pipa.
«Sembra che questi siano giorni alquanto infausti per la famiglia Laerte» disse osservando il fuoco «Come se la malasorte abbia posato il suo sguardo su i due fratelli e ora continuasse ad accanirsi su di loro»
Aspirò profondamente dalla pipa «Peccato che non creda affatto alla malasorte, ma altresí creda nelle azioni degli uomini e alle conseguenze che esse portano...» disse mentre il fumo della pipa lo avvolgeva.
Tornò a guardare Alderigo «Betta è cosciente? Avete avuto modo di parlarci o comunque di capire cosa è successo e soprattutto il perché?»


Flamiò si voltò verso Alderigo. Tra i due ci fu uno sguardo complice, dovuto alla condivisa consapevolezza di quanto complicato fosse dare una risposta alla domanda di Benno.«Betta non è cosciente e non lo sarà per qualche giorno.... a voler essere ottimisti». Un sospiro accompagnò queste parole, pronunciate con tono grave. «Ma è viva, se così si può dire...» Abbassò il capo per qualche istante, poi lo rialzò, guardando uno a uno i presenti «... anche se forse sarebbe più corretto dire che non è morta.» Prese il calice e bevve un sorso di vino. «Benno, ci chiedi cosa sia successo...» riprese «... e l'unica, spiacevole ipotesi sin qui verosimile...» guardò Alderigo «... è che Betta abbia tentato di suicidarsi!». Si interruppe, scosso, poi concluse «Ma non sappiamo cosa l'abbia spinta a un gesto così estremo».

«È quello che scoprirò!»
Esclamò Alderigo con inusuale sicurezza


Flamio guardò con affetto Alderigo e sorrise, rincuorato da tanta spavalderia
«Sono certo che riuscirai, amico mio»
Alzò il calice e invitò gli altri a fare altrettanto
«Ad Alderigo»
Propose
«E al nuovo ruolo che presto ricoprirà»
Bevve e aggiunse
«Più che degnamente!»
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MessaggioTitolo: Re: SINEDRIO: ATTO IV   SINEDRIO: ATTO IV EmptyVen Apr 17, 2020 3:19 pm

MERCOLEDÌ 21 MARZO 1565
DISTRETTO URBANO DI NUBEA
CONTRADA DELL'AQUILA E DEL LUPO


Benno alzò il suo calice ed esclamò insieme agli altri «Ad Alderigo!» e, dopo aver bevuto un paio sorsi di vino, continuò «È sempre un piacere fare un brindisi in onore di un amico come te, Alderigo. Anche quando non si ha la minima idea riguardo al ruolo che andrai a ricoprire...» aggiunse sorridendo.

Dopo il brindisi Alderigo si ricompose immediatamente e schiarendo la sua voce annunciò finalmente a tutti i presenti...
«Amici miei scusate... mi sono lasciato trasportare dalle emozioni e mai mi sarei permesso di non dare tutte le informazioni in mio possesso su fatti e avvenimenti pregressi durante un'incontro così importante! Tempo addietro ho ricevuto una visita graditissima da parte di Flamio, amico carissimo di cui ho una stima profondissima!»

Alderigo lanciò uno sguardo sincero verso Flamio.

«Ammetto che sono stato preso alla sprovvista e non ero pronto a ricevere degnamente una persona di tale caratura, ma fortunatamente il buon Flamio non ha minimamente badato all'aspetto formale della mia accoglienza e siamo passati subito al sodo sul motivo della sua inaspettata visita. Non mi soffermerò a parlarvi di come io mi sia sentito bene a poter scambiare opinioni con una persona che ammiro profondamente dal profondo del cuore, ma è bastato poco perchè mi svelasse il motivo della sua visita... la scelta sulla sua successione è ricaduta su di me e ad essere sincero mi sento ben più che onorato di poter adempiere a questa sua accorata richiesta!»

Alderigo osservò Flamio con un'evidente commozione sul suo viso... abbozzò un inchino nei suoi confronti e i suoi occhi diventarono improvvisamente lucidi


«Sì, Benno, perdonami»
Disse Flamio, raccogliendo con piacere l'assenso al brindisi che aveva proposto.
«Era mia intenzione farti visita per parlarti personalmente di questa mia idea, anche per raccogliere il tuo pensiero in proposito»
Lo guardò con rispetto.
«Poi...»
Fece una breve pausa, durante la quale si alzò e si mosse verso la finestra. Mise le mani dietro la schiena e le congiunse.
«... la missiva di Iuliano parlava di Betta e mi chiedeva di raggiungere velocemente Nubea»
Si voltò verso i presenti e aggiunse
«Così insieme a Lucilio mi sono mosso, recando immediatamente visita a Betta»
Sospirò
«Il resto è storia che ha raccontato Alderigo»
Sorrise al suo successore.
Infine annunciò
«È opportuno che sappiate, tutti, che è mia intenzione dimettermi anche dal Sinedrio...»

Benno impiegò alcuni istanti per riuscire ad elaborare tutte le informazioni che gli erano piovute addosso in maniera così repentina e inaspettata.
Dopo aver placato, almeno parzialmente, il turbinio di emozioni che si accavallavano in lui, si alzò ed andò ad abbracciare Alderigo.

«Amico mio, mi congratulo con te. Flamio non poteva fare scelta migliore per la sua successione. Se c'è una persona che per integrità morale, doti umane e conoscenze su madre natura, poteva aspirare e meritare a questo onore e a questa responsabilità, quello di certo sei tu. Ne sono profondamente convinto, Alderigo.»
disse Benno, che non fece nulla per nascondere una genuina commozione.

Poi andò verso Flamio, gli prese le mani fra le sue e sorridendogli calorosamente disse
«Flamio, solo un uomo della tua intelligenza e saggezza poteva fare una scelta tanto lungimirante. Mi onora sapere che eri interessato a conoscere anche il mio umile pensiero al riguardo... Posso solo dirti che la tua scelta trova la mia più totale e incondizionata approvazione.» disse facendo un leggero inchino.
«Immagino che tu abbia ragionato a lungo anche sulla decisione riguardante le tue dimissioni dal Sinedrio. E proprio per la sconfinata ammirazione e il rispetto che nutro nei tuoi confronti, non posso che accettare la tua volontà. Nonostante questo mi addolori e rattristi enormemente...» disse Benno nuovamente commosso.

«Non vorrei essere indiscreto, ma non posso nasconderti che sono curioso di sapere quali sono i tuoi progetti per il futuro.
Spero di non apparirti troppo egoista quando ti dico che Calidia ha un estremo bisogno di persone della tua levatura morale e delle tua saggezza e conoscenza...
»


Vedere il loro abbraccio lo rese felice. A lungo aveva meditato sulla sua scelta e ponderato bene il modo con il quale l'avrebbe comunicato ai suoi ragazzi - così amava considerarli. Le reazioni che si erano susseguite gli suggerirono di aver agito bene. L'idea di lasciare non era priva di conseguenze emotive, ma il decano riteneva di aver dato e ricevuto quanto poteva dalla sua esistenza.
«Sì!» esclamò rivolgendosi a Benno «Avrei voluto ascoltare il tuo parere, su questa e su molte altre cose» Rispose accennando un inchino. «Non temere, le tue domande sono preziose per me, aiuteranno a chiarire meglio i miei pensieri»
Riprese posto sulla poltrona e caricò nuovamente la pipa.
«Affiancherò Alderigo e lo istruirò sulle modalità e sui significati del suo ruolo e dei rituali che sarà chiamato a officiare».
Diede un'ampia boccata, esternando un certo piacere, poi proseguì «Altrettanto farò con il Sinedrio, sin quando non sarà deciso il nome di chi prenderà il mio posto.» Poi sorrise e guardò i presenti «Infine me ne andrò nelle terre selvagge, lasciando che la natura faccia il suo corso»

«Amici miei, ci sono molti argomenti e questioni aperte su cui mi piacerebbe confrontarmi con voi.» disse Benno
«Compatibilmente con i vostri impegni e desideri, sarebbe per me un piacere avervi miei ospiti anche per la notte e finché vorrete onorarmi della vostra compagnia. Sono sicuro che Abinio e Fabio Massimo saranno felici di cedere le loro camere a Flamio e a Alderigo. Mentre tu Lucilio potresti condividere la camera degli ospiti insieme ai due nostri giovani amici...» disse Benno guardando Lucilio, sperando di non averlo offeso con questa soluzione rimediata.

Flamio abbassò lievemente il capo.
«La tua cortesia è senza pari»
Disse rivolgendosi a Benno.
«Per parte mia, accetto volentieri il tuo invito»
Sorrise e aggiunse
«Per quanto mi è possibile, vorrei potermi sdebitare»
Estrasse una piccola scatola in legno pregiato e finemente intarsiato.
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MessaggioTitolo: Re: SINEDRIO: ATTO IV   SINEDRIO: ATTO IV EmptyLun Apr 20, 2020 10:57 am

MERCOLEDÌ 21 MARZO 1565
DISTRETTO URBANO DI NUBEA
CONTRADA DELL'AQUILA E DEL LUPO


Flamio aprì con delicatezza la scatola.
L'oggetto in essa contenuto emanò un leggero bagliore. Apparve agli occhi dei presenti un anello d'oro, con un intarsio raffigurante un'aquila e un lupo intrecciati, e all'interno un'incisione recante una scritta in caratteri antichi.
«Si dice che questo cimelio sia appartenuto ai nipoti di Aquilio e Lupa»
Disse mostrandolo ai presenti e poi ponendolo tra le mani di Benno.

Benno rimase per alcuni istanti a bocca aperta, volgendo lo sguardo prima sullo straordinario anello che aveva fra le mani, poi sul viso di Flamio.
«Flamio, amico mio, poche volte nella mia vita sono rimasto letteralmente senza parole. Questa è senza ombra di dubbio una di quelle volte...» disse con voce emozionata
«È difficile descrivere la stima e il rispetto che nutro nei tuoi confronti. Questo tuo gesto, mi emoziona particolarmente, perché sono certo di non essere degno di un dono tanto prezioso. Mi perdonerai se in questa occasione cercherò di manifestare ciò che provo non con le parole, ma con un gesto.»
Detto questo Benno, visibilmente emozionato, si avvicinò a Flamio e lo cinse in un abbraccio.


Flamio sorrise e comprese l'imbarazzo di Benno, sempre composto e poco incline ad abbandonarsi a gesti emotivi. Ne accolse quindi l'abbraccio senza evidenziarne la straordinarietà, ma godendone con discrezione. Carezzò la sua schiena e colpì la sua spalla con tenere pacche.
«Ragazzo mio» disse «Se tu non fossi stato arruolato nel Sinedrio, oggi avrei vissuto con maggior preoccupazione per i suoi membri»
Lo guardò con sincero affetto.
«Accetterò la tua ospitalità e sarò a tua disposizione per lunghe conversazioni»
Sorrise
«Ogni volta che la campagna elettorale ti lascerà tempo per farlo, s'intende»
Poi, rivolgendosi a tutti i presenti, propose «Non vorrei mettere in difficoltà Clelia, che già oggi ha avuto poco preavviso per deliziarci con le sue prelibatezze»
Aggiunse assumendo un'espressione buffa
«Quindi propongo di rimandare a domani questo banchetto e per stasera vi invito a essere miei ospiti da Libera... che ne dite?»

«È un po' che manco dal far visita a Ginevra, troppo oserei dire...«» disse Benno «Dirò ad Abinio di avvisare la scorta e di far chiamare una carrozza. Sempre che voi non preferiate camminare...»

«Come poter rifiutare quest'invito da te Flamio, e come rifiutare di andare da Ginevra...Libera é il luogo che mi ha accolto, che mi ha protetto nel momento del bisogno...é casa mia!»

Flamio passò in rassegna ciascuno dei presenti e accolse con piacere l'unanime consenso.
«Molto bene» esclamò «Non sono mai stato in carrozza»
Prima di uscire dall'abitazione si premurò di ringraziare e salutare Clelia e Claudia, poi, una volta fuori, fece altrettanto con Abinio e gli uomini della scorta.

I quattro salirono sul cocchio, che si diresse immediatamente verso il Delfino e raggiunse la destinazione dopo una ventina di minuti. Il tessuto urbano era mutato parecchio, una volta usciti dalla Contrada dell'Aquila e del Lupo: l'ordinata trama di strade lastricate, canali e ponti decorati lungo i quali si aprivano sfarzosi palazzi lasciava il posto all'insieme di fangosi e irregolari sentieri che accoglievano edifici dalle pareti spoglie e con poco riguardo per l'estetica. L'unica costante in tutto il distretto era rappresentata dalle numerosissime vestigia della Nubea di un tempo lontano chissà quanto.

Benno pagò il cocchiere, che dopo aver contato le monete e ricevuta una discreta mancia si congedò ribadendo la sua disponibilità per altre corse. I quattro entrarono in taverna e la trovarono affollata. Vennero accolti da Tullo, il figlio di Ginevra, il quale con il suo solito fare spiccio e diretto, li fece accomodare in un tavolo che disse esser stato riservato proprio per loro. Quando si sedettero a nessuno sfuggì un numero di sedie superiore ai presenti...
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